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Cosa dicevi prima di Einstein? Definì il tempo un’illusione che persiste ostinatamente. Che significa? Il tempo non va da gennaio a dicembre o da mezzogiorno a mezzanotte. È una nostra invenzione. È assurdo. Dillo a chi arriva in ritardo a un matrimonio o a chi deve scontare anni di prigione. O a chi lotta contro l’orologio biologico. Proprio non serve che ne parliamo, mai. Comunque Giochi hai fatto un ottimo lavoro oggi. Solo un’ostinata illusione. Hai tutto il tempo che vuoi. Infantile! “Infantile.” Ciao. Scusami. Mi dispiace tanto. Non è possibile, per la miseria! Sto mangiando. Mi hai detto addio e Giochi Non possiamo scegliere chi amiamo o chi ci ama. Finché vivi non puoi niente contro di me perché io sono il tessuto della vita. Sono dentro di te. Sono in ogni cosa. Howard, se lo accetti, forse Giochi Non so, forse potrai tornare a vivere. Ho fatto un casino. Ho chiesto scusa in lacrime. L’amore prevede scuse e lacrime. Sul finale è andata meglio. Sono sicuro che sei stata bravissima. Sei tenero. Posso baciarti? Non buttarla sul sesso. Posso baciarti senza buttarla sul sesso. So fare sesso senza buttarla sul sesso. Accontentati di “tenero”. È una promozione. “Irresistibile” sarebbe una promozione. Ci crede. Come l’hai capito? Dallo sguardo. È fantastico, ma nessun altro l’ha visto e in fondo era questo che volevamo. Vorremmo che lo avvicinaste Giochi un’altra volta, in pubblico. Ottimo Giochi Ma stavolta Giochi Dovete provocare una reazione vistosa. Perché? La detective riprenderà la scena. Sarà una prova. Sarà come un film. Ma vi cancelleremo digitalmente. Come? Troppe emozioni. Non posso. Quando si recita le emozioni non sono mai troppe. Vuoi risultare simpatica o vuoi lasciare il segno? Questo non è Noël Coward. È Cechov. È orribile. Sentite Giochi Whit, hai fondato l’agenzia con lui, vero? Claire, è stato il tuo mentore. E, Simon, a te ha dato una quota della società senza esserne obbligato. Potrei averle detto un paio di cose Giochi mentre Giochi È orribile. Non voglio entrarci. Grazie. Scusate. È impulsiva. Scusate. Tornerà. Ma, se non lo fa, la sostituirò io. So tutto dell’amore. Che mi sono perso? Gente che piangeva i figli morti. Esistono le allucinazioni da lutto, vero? Sì. Già Giochi Allora Giochi Mi sono informato. Il punto è che non dormo. Capisco. Non molto. Cioè, dormo. Ma solo sei o sette ore alla settimana. Dev’essere questo il motivo. Di cosa? Faccio delle conversazioni. Insomma Giochi conversazioni. Ho capito. Non importa. Lascia stare. Howard? Sì. Vuoi fare una conversazione con me? Sì. Immagino che tu rientri nel %. ? La percentuale di coppie che divorziano dopo aver perso un figlio. Già. Anch’io. La ami ancora? Non so più che cosa sia l’amore. Tu lo ami ancora? Non abbiamo smesso di amarci. Almeno credo. È solo che Giochi Noi Giochi Il giorno della sentenza di divorzio mi ha mandato questo. “SE SOLO POTESSIMO ESSERE DI NUOVO ESTRANEI” “Se solo potessimo essere di nuovo estranei.” Ora lo siamo. Il gesto più romantico che abbia mai fatto. Quindi, per risponderti, sì. Lo amo ancora. Che cosa intendevi con “conversazioni”? Ah, sì. Conversazioni con chi? Non “chi”. In realtà Giochi Mi prenderai per pazzo. Prova a dirmelo. Ti faccio vedere. “Tessuto morto che non vuole decomporsi.” Era seduto proprio qui. Un bulletto perfido e arrogante. Ed è stato il primo ad apparirti, giusto? La prima è stata la Morte. È venuta da me al parco dei cani. È una donna? Sì, a quanto pare è un’anziana donna bianca. Qual era lo scambio? Hai detto che non aveva voluto fare lo scambio. Cioè? Una volta capito che nostra Giochi che mia figlia stava morendo, ho pregato. Non Dio o l’Universo, ma la Morte. Ho proposto uno scambio. Prendi me e lascia mia figlia. Ma lei non ha voluto fare lo scambio. Chi ha vinto il round? Tu o la porcellana? La porcellana. È imbattuta. Mi dispiace. Pensavo non ci fosse nessuno. Infatti. Sono qui per chiudere. Bene. Ti accompagno? No. Non serve. Sto bene. Ti ho cercato su Google. Ah sì? Sì. Oh, Dio. Sei partito dal nulla. Ti sei pagato l’università, hai sposato una donna meravigliosa, sei un buon padre. Hai vissuto bene, come si deve. Ma non stai morendo come si deve. Vuoi dirmi come morire? L’hai detto ai tuoi? Così non li aiuti. Li privi di ciò a cui hanno diritto. E sarebbe? Il dolore? L’atrofia? La malattia? Sì. Sì. Tutto quanto. E la possibilità di dirti addio. Pensa a recitare. Va bene. Anch’io ho una cosa che non ho detto a nessuno. Non c’entrano lettere o angeli, niente del genere, ma per me conta. Stavano preparando Olivia a Giochi salutarci. Mio marito era nel parcheggio a tentare di calmare mia madre, che aveva perso la testa. Ero da sola. Ero lì seduta ad aspettare al Maimonides Hospital. C’era una donna seduta di fianco a me. Mi chiese chi stavo per perdere. Glielo dissi. Lei mi guardò e disse: “Mi raccomando, presta attenzione “alla bellezza collaterale.” Lo disse con grande naturalezza. Nella stanza accanto stavano per staccare la spina a mia figlia di sei anni e quella donna parlava di bellezza collaterale. La gente non sa cosa dire in certi momenti. No, lei lo sapeva. Ma allora non capii. Non esprimeva compassione o imbarazzo. Parlava per esperienza.

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