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Ma se non ti senti su di giri, se non sei pronto, rischi di finire sotto a un camion… …chiedendoti cos’è successo. Mi è capitato spesso di scontrarmi con Georges Laraque. Lui giocava per Edmonton. Iniziavo a combatterlo nella mia testa anche volte per poi venire a sapere che era infortunato o che io non avrei giocato. Durante le trasferte in aereo per andare a disputare una partita, se iniziavo a pensare all’avversario che avrei dovuto affrontare, dovevo fare in modo di tenere ferme le mani, in questo modo. O rischiavo di colpire chi mi stava vicino. , HOCKEY HALL OF FAME Per quanto suoni stupido, dovevo avvolgerci intorno la cintura di sicurezza. Folle ma vero. È la verità. Sudavo sia nel sonno che durante il riposo pre-partita. Mi svegliavo madido, mangiavo a fatica, solo uno spuntino, e cercavo di buttar giù una tazza di caffè. Poi, entrato nello stadio, mi sedevo al mio posto e non facevo che pensarci. Quando mancano minuti all’inizio della partita tutto inizia a farsi reale. Le emozioni si amplificano. Pattini per riscaldarti, senti il vento sulla faccia, il pubblico che grida, vedi gli striscioni. Senti i fan e i tifosi avversari, mentre degli energumeni iniziano a fissarti oltre la metà campo. E sai che avete gli stessi pensieri. Di solito, neanche impugnavo la mazza. Nel riscaldamento, canticchiavo nella mia testa. Magari provavo un paio di tiri. Quando arriva lo scontro, il cuore sembra volerti uscire dalla maglia e più tempo stai fermo, peggio è. Ma, non appena ti scontri con l’avversario, tutto questo sparisce. Ogni pensiero, tutto ciò che ti circonda. Non rimane niente e non senti più niente. È una cosa davvero strana. Non sento più niente, è come se calasse il silenzio. Il pensiero fisso dello scontro ti abbandona solo quando succede. E, una volta finito, inizi a pensare al successivo. È una lotta continua per bilanciare le emozioni e l’energia. Se iniziassi a pensare solo al gioco e alla partita la mia abilità migliorerebbe, ma dovendo affrontare gli scontri, non ho quella possibilità.