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Sveglia! Sveglia! Suonate l’allarme! Malcom! Malcom! Banquo! Suonate l’allarme. Banquo! Scuotetevi di dosso questo molle sonno, contraffazione della morte. E contemplate la morte stessa. Huh? Assassinio! Tradimento! Cosa è avvenuto? Il nostro reale signore, è stato assassinato. Assassinato? Assassinato! Gli addetti alla sua camera, avevano mani e volti sporchi di sangue. Perché l’avete fatto? Hm? Come trattenersi avendo un cuore per mare e in quel cuore coraggio dal manifestare quell’amore? Quanto ne è addolorato Macbeth. Non si avventò in devota furia, contro i due criminali schiavi del bere? Non fu un nobile gesto? Si. Ogni cuore si sarebbe irritato sentendo quegli uomini negare. Io dico, si è comportato bene in tutto. Chi ha commesso l’atto più che sanguinoso? Coloro che Macbeth ha ucciso. Aimè, che vantaggi potevano ricavarne? Malcom, il figlio del Re, è fuggito, e il sospetto pertanto, ricade su di lui. Allora il regno passerà a Macbeth probabilmente. E’ già stato scelto ormai. Sei tutto ora. Re, Cawdor, Glamis, come le sorelle fatali hanno promesso. E temo che tu abbia giocato nel modo più turbe per arrivarci. Tuttavia hanno detto che non sarebbe passato ai tuoi posteri. Ma che sarei stato io, radice e padre di molti re. Se in esse c’è del vero, perciò che si è avverato per te, perché non possono avverarsi anche i miei oracoli e darmi così una speranza? Silenzio. Basta. Onore a Macbeth. Onore a Macbeth. Onore a Macbeth. Onore a Macbeth. Onore a Macbeth. Essere cosi giochi è nulla, se non lo si è in sicurezza! I nostri timori di Banquo sono profondi. E nella regalità della sua natura regna ciò che va temuto. Sa usare molto e a quell’indomita tempra dell’animo giochi giochi unisce una saggezza che guida il suo valore. Ebbene, mio Signore? Perché stai solo? Abbiamo ferito il serpente, non ucciso. Guarirà e poi ritornerà mentre la nostra malizia rimane sotto il pericolo del suo dente. Le cose senza rimedio non meritano attenzione. Ciò che fatto è fatto. Su, mio gentile Signore. Spiana la fronte aggrottata. Si allegro e cordiale tra i tuoi ospiti di questa sera. Tu sai che Banquo, con il suo Fleance, vive? Ora devi smetterla. Rimproverò le sorelle quando imposero su di me il nome di re e le invitò a parlare a lui. E loro, come profetesse lo salutarono come padre di una stirpe di re E sul mio capo collocarono una corona infeconda e uno scettro sterile mi misero in pugno, perché mi sia strappato da mano non consanguinea, non avendo io un figlio che mi succeda. Se è così, per la stirpe di Banquo ho macchiato la mia anima. Per loro il buon Duncan l’ho messo a morte, nel vaso della mia pace ho versato odio per loro solamente. Perché siano re, il seme di Banquo, re! Che dobbiamo fare? Sì innocente di tale conoscenza, fino a quando applaudirai l’impresa. Piena, piena di scorpioni, è la mia mente. Tu ti stupisci delle mie parole. Ma sta tranquilla. Le cose cominciate nel male, dal male traggono sempre più forza. Vieni, o notte che tutto acciechi. Benda il tenero occhio del giorno pietoso e, con la tua sanguinosa mano invisibile, annulla e straccia quella solenne cedola che mi fa esser pallido Stasera diamo un pranzo di gala, signore, ed esigo la tua presenza. Agli ordini di vostra altezza alla quale i miei servigi sono, legati con vincolo dissolubile, per sempre. Esci a cavallo nel pomeriggio? Si, mio buon Signore. Avremmo chiesto la tua opinione nel consiglio di oggi, ma lo faremo domani. E vai lontano? Tanto mio Signore, da riempire il tempo fra adesso e la cena, se il mio cavallo non è più veloce. Non mancare alla festa. Non mancherò, mio Signore. Nostro cugino sanguinario, si è rifugiato in Inghilterra, senza confessare il suo parricidio, ma riversando sui suoi ascoltatori strane invenzioni. Ma di ciò domani. Affrettati a cavalcare. Adieu, fino al tuo ritorno. Fleance viene con te? Si, mio buon Signore. E’ ora di partire per noi. Arrivederci. Entro un ora, al massimo, Vi farò sapere dove andare ad appostarvi, e vi indicherò il momento più adatto, per compiere l’atto, perché deve aver luogo stasera, e lontano da castello. Ricordate che io non debbo essere sospettato. E affinché, il lavoro non abbia intoppi e pecche, anche Fleance suo figlio che lo accompagna, e la cui scomparsa non è meno importante per me e di quella del padre, deve abbracciare il fato di quell’ora oscura. Fuggi! Fuggi, Fleance! Fuggi! Onore a Macbeth! Onore a Macbeth! Onore a Macbeth! Conoscete il vostro rango. Sedete. Ai primi e agli ultimi, benvenuti. La padrona di casa rimarrà al suo posto ma a tempo debito, chiederemo il suo saluto. Rivolgetelo voi, mio signore, a tutti i nostri amici, il mio cuore dice benvenuti. Vostra Maestà. Siate allegri, ora, faremo girare il bicchiere attorno alla tavola. C’é sangue sul tuo viso. E’ di Banquo allora. E’ spacciato? Mio Signore, ha la gola tagliata. E’ bravo anche chi ha fatto lo stesso a Fleance. Sei impareggiabile, se sei stato tu. Mio regale signore, Fleance è scappato. Allora il mio male torna. Altrimenti sarei stato perfetto, integro come il marmo, solido come la roccia, libero e vasto come l’aria che
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