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Si rientra in gioco, e prima di aver recuperato se ne subisce un’altra. Se non ci si prende il tempo per recuperare, se si permette a un cervello danneggiato di subire un altro colpo, i risultati possono essere catastrofici. Prendiamo l’esempio di Sidney Crosby. Gli era stato permesso di continuare a giocare dopo una prima commozione e, quando un paio di giorni dopo ha subito la seconda, è rimasto fuori gioco per un anno. Alcuni pensavano che non avrebbe più giocato. Ma, alla fine, è tornato sul ghiaccio. È stato abbastanza intelligente da starsene lontano finché non ha totalmente recuperato. Ma gli è servito un anno per farlo. Non sono felice di stare a guardare, ma affrontare questa situazione mi ha fatto capire molte cose e che anche io sono cambiato. Questa è la parte incoraggiante. Le conseguenze fisiche e fisiologiche di una commozione sono invisibili. Il ritorno di Crosby dopo la commozione cerebrale Quindi il giocatore rischia di passare per codardo e di non essere adatto a quello sport. Dovremmo invece capire che si tratta di un danno serio e che serve tempo per recuperare. Crosby dà una svolta alla questione delle commozioni cerebrali Credo che ora si inizi a farlo. Si concede del tempo a un giocatore stordito, che ha subito un colpo violento. Mentre prima si annusavano dei sali e si tornava in pista. La responsabilità di rendere il gioco il più sicuro possibile è della lega e dei sindacati dei giocatori. Ma, alla fine, è proprio per questo che rimangono come sono. Sono sport di contatto, dove c’è la possibilità di farsi male. Ci sono dibattiti su come eliminare i rischi di commozione cerebrale nell’hockey. È una cosa impossibile. Il rischio di una commozione cerebrale ci sarà sempre, non sparirà mai, ma dobbiamo minimizzarlo. Uno dei modi per farlo è quello di eliminare gli enforcer. Ogni cambiamento nelle regole porta a conseguenze inattese. E ha un grande impatto sul gioco. Se si eliminassero le risse, si darebbe il via libera a quegli atleti che corrono l’uno contro l’altro, quelli che si lanciano con le spalle contro il mento dell’avversario, disposti a incorrere in una squalifica di due, cinque, dieci partite pur di eliminare il miglior giocatore della squadra avversaria. Mi sono sempre chiesto cosa succederebbe se dessi il regolamento della a un medico e gli dicessi: “Ecco, lo riscriva secondo i suoi principi”. Come diventerebbe l’hockey? Scommetto che c’erano meno commozioni cerebrali negli ‘ e ‘ rispetto a quante ce ne sono ora. Be, tutto era molto meno documentato. Ma noi non ci scagliavamo contro gli avversari come ora e non… Non correvamo contro Sidney Crosby e Steven Stamkos. La National Hockey League ha preso una decisione importante nello scontro che stava avvenendo inserendo la regola dell’istigazione. Normalmente, se ti succedeva qualcosa davanti agli occhi, uno dei tuoi compagni risolveva la cosa direttamente sul posto. Che occasione! Un altro tiro e Tarasenko viene sbattuto dietro la porta da Clifford. Bortuzzo lo insegue. E ci siamo. Di solito i minuti di penalità erano cinque per entrambi i giocatori,

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